La Bella e la Bestia [“manga” review]

Era da tanto che non mi capitava un caso del genere, e pensare che di solito me li vado a cercare (per una sorta di masochismo, o il gusto di farmi due risate).

Tenevo un blog che si chiamava “La Crudele Rubrica” non per caso, l’acidità è di casa in questi lidi.

Disgraziatamente per tutti i sognatori là fuori, di solito ho ragione.

In questo caso non sono partita prevenuta.

È più corretto dire che ho comprato un volume a caso, come una nonna che vuole fare un regalarlo alla nipotina, e si fa incantare dalla prima copertina che vede.

Mi aspettavo un’opera non eccelsa, si tratta pur sempre di un manga Disney, ma ero anche curiosa.


Il manga della “Bella e la Bestia” è tratto dal film live-action, per cui segue la storia del controverso film.

Non mi dilungherò troppo, il film mi è piaciuto abbastanza e non siamo qui per parlare di quello.

Il volume originale è uscito nel 2017, e tanto per cominciare non è un manga.

Su questo non discuto, non esiste una versione giapponese di quest’opera.

Si tratta di un fumetto americano i cui disegni sono stati commissionati a un mangaka giapponese.

Quando ho realizzato la cosa, ho dovuto spezzare una lancia in favore della traduttrice italiana (che non ha mai studiato una lingua orientale in vita sua).


La versione breve è che tanti anni fa c’era un editore americano, tale Tokyopop, che iniziò a auto-produrre fumetti talvolta coinvolgendo autori esteri, o collaborazioni con case editrici fuori dagli USA.

La J-Pop in particolare si è appoggiata a loro per anni, finché la Tokyopop non è implosa.

La divisione tedesca è tuttora in salute, sopravvivendo senza problemi alla morte della controparte americana.

Controparte americana che, stile araba fenice, è resuscitata proprio appoggiandosi alla Disney.

Il motivo per cui la storia è più lunga di così è perché dovrei parlare del fatto che la traduzione dei manga in America è più “giovane” di quella italiana.

E dovrei parlare di Princess Ai, Vampire Hunter D e degli ennemila volumi che un certo amato editore italiano non ha assolutamente tradotto, o lavorato su tavole giapponesi.

*cof cof* J-Pop *cof cof*

Dovrei anche parlare del fatto che tuttora ci sono editori che ritraducono i manga dalle edizioni americane, anche quando sono fumetti tedeschi, ecc… insomma è una ragnatela bella fitta.


L’edizione italiana non è propriamente a cura della Panini o Planet Disney che dir si voglia.

Tanto per cominciare traduzione e grafica sono a cura di una ditta esterna.

E come leggerete qui sotto il volume italiano deve MOLTO alla sua controparte americana.

Il volume italiano (non a colori) sembra essere derivato dalla Special Edition americana dell’Aprile 2017.

Recentemente la Tokyopop ha fatto una riedizione a colori, e la Panini a ruota, poco prima della morte del disegnatore giapponese.


Mentre in America ha più versioni, da noi esistono solo quelle “due volumi in uno”; ecco spiegato il prezzo proibitivo.

E, lasciatemelo dire, l’edizione italiana è un completo disastro.

La qualità di stampa non è delle migliori, con neri sbafati e pagine stinte quasi prive d’inchiostro.

Mentre alcune tavole sono piagata da un effetto che ricorda molto gli artefatti jpeg.

Per quanto riguarda la copertina e le voci sul fatto che sia stampata male, temo sia colpa degli americani.

Nessuno nega che teoricamente la bella e la bestia si dovrebbero guardare negli occhi, ma ho trovato un video che mostra che il volume ha la copertina come la nostra.

Probabilmente è possibile metterli nella corretta posa nell’edizione in due volumi separati, ma non intendo sborsare 20/40€ per comprare le edizioni americane solo per scoprire questo piccolo dettaglio.


Il lettering è un mezzo disastro.

Ho aperto il volume, e il mio primo pensiero è stato “sembra una scanlation di inizio secolo”.

Ovviamente non era un complimento.

Anche in questo caso, suppongo di dover spezzare una lancia in favore dell’edizione italiana: sembrerebbe essere colpa degli americani…

Non si trovano tante foto in giro, ma da quel poco che ho visto i font sono gli stessi.

Anche le pigrizie in fatto di cleaning, sembrano essere derivate dalla vrsione Tokyopop.

Intendo il non tentare minimamente di ricostruire i suoni, o sostituire le scritte in giapponese con il testo tradotto.


Questo mi riporta alla mente quando ero in una certa (ormai defunta) casa editrice, il cui capo redattore per risparmiare faceva volumi in collaborazione con gli spagnoli (perché da loro stampare costava meno).

Avevamo un tool non dissimile da quello di Naver Webtoon, in cui mettevi il testo italiano in un riquadro.

Non avevi praticamente alcun controllo su cleaning, typeset e quant’altro.

Dovevi solo assicurarti di aver messo tutti i testi e aver salvato correttamente, per poi pregare che gli spagnoli non facessero casino.

Visto che stiamo parlando della Tokyopop, non mi stupirebbe se la persona creditata per la “grafica” italiana si sia limitata a loggarsi su un qualche portale online per copincollare testo in dei quadrati e niente più.


La traduzione non è tanto meglio.

Come ho già detto, inizialmente ero scandalizzata per il fatto che la traduttrice non sapesse il giapponese, poi mi sono accorta che in questo caso non era necessario saperlo.

In mancanza del costossimo volume americano non posso dire con certezza quanto sia colpa dell’autrice americana.

La sua carriera è fatta principalmente di adattamenti per Disney Manga, e leggendo il suo profilo linkedin non è una traduttrice, tuttalpiù una adattatrice.

I testi del manga vogliono essere finti-formale e aulici.

La storia è abbastanza simile, le scene del film e qualche dialogo potrebbe anche essere esattamente come quello del film.

Non dirò che se stai traducendo un manga tratto da un’altra opera, e l’autore originale copia lo script del film, obbligatoriamente il traduttore italiano dovrebbe fare altrettanto, ma…

Il vero problema è che i pensieri sono un po’ in prima persona, un po’ in terza e un po’ sono narrazioni della fata/strega.

Ogni 3×2 ci sono parole ripetute, l’ABC dell’adattamento proprio.

Non so nemmeno se è una mia impressione, o è colpa della natura “flip” del volume, o se è nato così, ma erro o la lettura dei balloon è un po’ all’occidentale, ma non del tutto?

Non mi stupirebbe se chi ha messo i balloon americani ogni tanto si sia confuso, non essendo abituato a lavorare coi manga.

O che per errore la Panini abbia girato le tavole.

O magari l’hanno fatto di proposito, perché è un volume per le masse e le masse non sanno leggere i volumi al contrario?

Anche se il volume si apre con la guida alla lettura.


In ogni caso, per par condicio, dopo aver fatto a pezzi l’edizione italiana (e non solo), mi lamenterò anche del mangaka.

I disegni sono di Studio Dice, aka Takahashi Kazuki, che è morto l’anno scorso cercando di salvare dei bambini.

Stringendo: è il tizio di Yu-Gi-Oh.

Non so se è stato effettivamente lui a disegnarlo, non lo conosco bene e la sua carriera ristagnava nel 2017, ma non ce lo vedo a disegnare un manga a tema shojo/Disney per sbarcare il lunario.

Sulla wiki giapponese c’è scritto che era un fan della Marvel, e ha collaborato a una sorta di antologia a tema.

Per cui può essere che fosse un fan del film?

O pensasse che fare questo volume fosse un trampolino di lancio per fare un fumetto Marvel?

Non c’è scritto da nessuna parte, almeno nei siti facili da trovare in giapponese sull’argomento, che abbia disegnato La Bella e La Bestia.

Potrebbe essere che sotto il nome di Studio Dice fossero riunite più persone, o chissà… purtroppo il sito dello Studio Dice è defunto.


I disegni di certo non sono eccelsi.

I corpi sono spesso proporzionati, e talvolta Belle ha un collo decisamente cavallino.

D’altro canto, Yu-Gi-Oh non è tutta ‘sta bellezza, ed essendo un lavoro su commissione, magari manco si è impegnato più di tanto.

In parte, è ancora una volta colpa degli americani, perché c’è una totale mancanza di cura nei dettagli e della continuità.

Per fare un esempio: aprendo “lato Bestia” si vedono subito delle pagine il cui il trucco intorno agli occhi compare e scompare tra una vignetta e l’altra.


Tirando le somme

Non ho molto alto da dire.

La storia della sua realizzazione, o le persone coinvolte, è più interessante del “manga” stesso.